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Luoghi Fantasma

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Info tracciato

  • Livello : intermedio
  • Km: 200 km ca
  • Tracciato: misto

Destinazione Gairo Vecchio

Il percorso inizia dal Baja Azzurra, ci lasciamo alle spalle la Marina di Bari Sardo.
Dopo un breve tratto sulla vecchia 125 superato Cardedu si prende la strada per Gairo, man mano che si sale verso l’alto la prospettiva cambia e ad ogni curva sembra proporsi un panorama sempre nuovo fatto dell’azzurro intenso del cielo mattutino e del giallo dei campi inariditi dall’arsura estiva

La strada è piacevole e raggiungere Gairo Sant’Elena non è difficile, a pochi minuti di distanza c’è il primo paese disabitato. Una volta attraversata la via principale si esce dal centro abitato per riprendere il cammino verso il paese fantasma. Poche curve e si arriva a Gairo Vecchio, un luogo irreale in cui il silenzio amplifica qualsiasi suono.

La via del centro è percorribile in moto e le case, sebbene siano in condizione di abbandono, sono messe in sicurezza tanto che è possibile fermarsi per una breve perlustrazione. Nelle case sono ancora visibili i segni che scandivano la quotidianità del vivere antico, si notano i ripiani per le stoviglie scavati nel muro, i contorni dei forni domestici e dei caminetti ormai crollati sono ancora impressi sui muri.

Tra le strutture meglio conservate ci sono gli uffici delle poste dove si può scorgere la pittura originale del palazzo e una casa privata con un bellissimo giardino particolarmente curato. Forse qualcuno continua a vivere qui e ad occuparsi della casa nonostante il paese sia completamente disabitato.

A circa 7/8 Km dista Osini Vecchio che condivide la stessa sorte del centro vicino, anche quì le case sono lasciate all’incuria eccetto la fontana all’ingresso del paese e la chiesetta di Santa Susanna.

La tappa dell’arte

Il prossimo passo è Ulassai famosa per la sua Stazione dell’Arte. Il museo è dedicato a Maria Lai, qui è possibile trovare alcune sue opere. Ma per conoscere il lavoro dell’artista sarda non è indispensabile visitare il museo, infatti all’interno del paese sono presenti delle sue installazioni come ad esempio: La Strada del Rito del 1992, I muri Groviglio 2005 e Il Gioco dell’Oca 2005; una sua versione è presente anche ad Osini.

Dietro la Stazione dell’Arte in direzione Jerzu ci attende un locale con un ampio parcheggio, il luogo ideale per una breve sosta prima di riprendere la via verso il terzo paese fantasma di questo tour: il villaggio della miniera d’argento di Monte Narba.

Riprese le moto scendiamo verso Jerzu per percorrere l’anello stradale che circonda il paese per eccellenza del cannonau ogliastrino, strada che ci regala grandi emozioni per il numero di curve e tornanti. Risaliti alla stazione dell’arte ci dirigiamo verso Foghesu anche conosciuto col nome: Perdasdefogu. Pur essendo in collina il paesaggio è pianeggiante e si alterna tra tratti di bosco e ricurvi prati per il pascolo del bestiame. Ma ciò che colpisce maggiormente sono le numerose pale eoliche che a poche decine di metri dalla strada rendono questo luogo quasi surreale, facendoci sentire come dei moderni Donchisciotte che si accingono ad affrontare ognuno il proprio gigante. Proseguiamo per Escalaplano e Ballao, per poi dirigerci a San Vito.

Monte Narba e la miniera d’argento

Arrivati a San Vito seguiamo le indicazioni per raggiungere la miniera che dista pochi chilometri dal centro. Qui l’asfalto termina e per l’ultimo tratto dobbiamo proseguire a piedi. Tuttavia per chi possiede una moto da enduro o per i piloti più esperti è possibile raggiungere la miniera in sella al proprio veicolo.

Dopo aver guadato il letto del fiume in secca percorriamo il sentiero immersi nella macchia mediterranea, una piccola passeggiata e si arriva al sito.

Al suo interno è presente il villaggio sorto nel 1863 che ospitava i minatori, durante la prima guerra mondiale e che fu utilizzato come campo di detenzione per i prigionieri di guerra.

Molte delle strutture sono ormai fatiscenti e non accessibili e in parte sommerse da detriti alluvionali. Fatta eccezione per la villa più bella che continua a conservare il suo fascino accentuato dal passare degli anni, si parla di Villa Madama che fu progettata dall’ingegnere Giovanni Battista Traverso. La miniera fu dismessa nel 1936 anno in cui al suo posto sorse un’azienda agricola. Oggi è patrimonio dell’Unesco.

La via del ritorno

Riprese le moto raggiungiamo Portu Tramatzu (Villaputzu) un luogo in cui non mancano piccoli chioschi e ristorantini dove poter gustare la cucina locale. Il menù è ricco sia dei piatti del pescato come spigole, orate, muggini, grigliate di gamberoni e saporite seppie; sia dei piatti della tradizione contadina come i culurgiones e il porchetto arrosto.

La sera non tarda ad arrivare e dopo un rilassante pomeriggio nella spiaggia di Villaputzu è già ora di rientrare. Per comodità decidiamo di raggiungere il Baja Azzurra attraverso la SS 125, di evitare il tragitto di Jerzu e Gairo prendendo la strada che da Tertenia ci porta prima a Cardedu e poi a Bari Sardo.

I moto itinerari sono stati realizzati grazie alla collaborazione col moto club Chena Cabu che ha testato i percorsi e creato le mappe.

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